Edicola

EDICOLANTI SVEGLIATEVI

Vorrei informarti della situazione disastrosa in cui vive una categoria da tutti conosciuta ma praticamente invisibile a tutti gli organi di informazione.  Sono un edicolante, vendo e leggo giornali tutti i giorni, leggo di crisi, leggo di banche che continuano a non rilasciare finanziamenti soprattutto dopo che dici di essere un edicolante. Perché? Semplice la risposta, siamo tutti alla canna del gas ed il settore non da nessun affidamento, ma i giornalisti che del settore dovrebbero avere una certa familiarità, come mai non trattano mai l’argomento EDICOLA. Devo presupporre che non sono al corrente del nostro stato di lavoro, sapete che noi della nostra edicola possiamo decidere praticamente niente, che la crescita del nostro lavoro non dipende da noi, esiste un contratto nazionale, bello ma a che serve? Io nella mia edicola ho migliaia di pubblicazioni all’anno esaurite, ciò vuol dire che ho avuta una perdita in mancata vendita abbastanza sostenuta, ma nonostante le continue segnalazioni alla distribuzione e al sindacato non si risolve il problema.

Tutti gli editori applicano condizioni di vendita al privato che per noi sarebbero un sogno, inoltre ci usano per farsi pubblicità e per inesorabilmente portarci via clienti. Signori su prodotti a cui ci viene corrisposto a noi un compenso pari al 19% vengono fatte campagne pubblicitarie con sconti al cliente  che superano anche il 70%, inserendo naturalmente il volantino pubblicitario nelle stesse riviste che noi vendiamo.

Siamo affidabili come venditori? Ma neanche a parlarne, se qualche cliente fa qualche collezionabile, dobbiamo fare i salti mortali per non farci portare via il cliente stesso ed inoltre  troppo spesso diventa un’impresa riuscire a fargliela finire, perché di punto in bianco l’editore fa i famosi tagli editoriali e noi facciamo la figura degli incapaci. Troppo spesso capita che collezionabili a noi affidati con tanto di gadget all’interno, si trovano poi in vendita in alcuni supermercati a prezzi ridicoli, da costi a noi oltre i sei o nove euro e offerti in questi centri a 1, 2 euro al massimo. Io personalmente ho comprato una bacheca che noi vendiamo a 19,90 al prezzo di € 2,00 ne ho comprate tre, ma voi in questi casi chi credete che fa la figura del ladro?

 Devo anche ricordarvi che per poter vendere i  quotidiani il distributore ci chiede una fideiussione bancaria (figurarsi se non vi fidate voi per primi pensa le banche) io ce l’ho per € 10.000 e mi costa € 350 all’anno, senza contare che così risulta una situazione comunque debitoria che rende difficile usufruire di qualsiasi altro credito.

 Noi dovremmo (io lo sono) essere aperti tutti i giorni 12 ore consecutive da contratto (io dalle ore 06,00 alle ore 19,00) per 6 giorni alla settimana, più la domenica dalle ore 06,00 alle ore 13 sono la bellezza di  85 ore di lavoro alla settimana per una persona da sola, (e vi garantisco che la michetta per due è dura guadagnarla) sono considerate un’assurdità paragonabile alla schiavitù.

ECCO non è che qualcuno ha trovato il modo di avere una squadra di schiavetti a basso costo?

TUTTO CIO’  E’ VERGOGNOSO

Siamo in Italia, non è che per farsi ascoltare bisogna chiudersi su una gru, arrampicarsi sul Colosseo oppure darsi fuoco in qualche piazza, è possibile essere una persona normale e riuscire comunque a farsi ascoltare o bisogna solo arrivare sull’orlo della disperazione e fare gesti inconsulti.

Attenzione non facciamone una questione politica perché editori sia di destra che di sinistra in questo caso si comportano esattamente allo stesso modo.

Il nostro problema  è ricordare all’EDITORE che noi esistiamo, forse dovrebbero usarci meglio, sfruttare questa enorme risorsa umana per vendere meglio e di più.

Io credo che sia arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale che ci tiene legati agli editori, dobbiamo diventare imprenditori, dobbiamo migliorare l’informatizzazione del nostro lavoro, dobbiamo chiedere al governo di sottrarre un po’ dei contributi destinati all’editore per restaurare, rinnovare o cambiare i chioschi esistenti, facilitare la concessione degli spazi che le amministrazioni locali devono concedere per le attività dando la possibilità a quelle esistenti di ampliarsi.  Bisogna chiedere di esentare dalle tasse tutte quelle realtà al di sotto di un certo fatturato lordo che essendo di conseguenza piccole si troveranno certamente in piccoli paesi o in periferie dove effettuano di fatto un servizio al cittadino ed una democratica informazione.

Dobbiamo concordare con gli editori un doppio canale di fornitura, uno con diritto di resa con libera gestione da parte dell’editore, ma uno senza diritto di resa ma con pieno controllo delle quantità e di programmazione del lavoro da parte dell’edicolante, con incentivi alla vendita e premi per obiettivi raggiunti, NOI CARI EDITORI DOVREMMO ESSERE I VOSTRI RAPPRESENTANTI.

E’ nostro diritto avere una parità di trattamento con tutti gli altri canali di vendita, dare comunque l’opportunità all’edicola nel momento che l’editore concorda un abbonamento di non perdere il cliente cosa che invece ora accade puntualmente.

Non credo di aver detto delle cretinate, forse alcune cose vanno studiate nel metodo ma i concetti di base sono convinto che sono condivisi dalla stragrande maggioranza dei miei colleghi.

La speranza e che si crei un tavolo per dialogare tra persone con la volontà di costruire, risolvere e non tra persone che si preoccupano solo delle proprie realtà e ragionano con la paura di perdere comodità già acquisite o comunque paura di cambiare. Non stiamo a guardare è da troppo che lo facciamo dobbiamo muoverci e muovere il settore verso un cambiamento radicale.

Distinti Saluti

Dino